mercoledì 31 marzo 2010

La NASA alla ricerca della vita extraterrestre


Quello che gli scienziati della NASA, dell'ESA e delle altre agenzie spaziali minori stanno compiendo nello spazio è un gigantesco piano di ricerca, che punta in un'unica direzione. Spesso leggiamo dalle fonti ufficiali, interessanti notizie, che ci riportano sempre più, spettacolari foto dal cosmo e dai corpi celesti del nostro Sistema Solare. Il più delle volte, l'occhio rimane affascinato dalle sensazionali immagini della superficie di Marte, dei satelliti di Saturno e di Giove e alla mente sfugge il significato recondito attribuibile a tutto ciò.

In maniera più o meno discontinua. la NASA, dagli anni '60, quando ha iniziato costantemente ad inviare sonde automatiche nello spazio, si è posta un obiettivo: scoprire la verità, cioè se siamo soli nel Sistema Solare e nell'Universo. Questo lungimirante programma di ricerca, spesso giunto alla cronaca in modo assai frammentario e a volte rallentato o bloccato da vari fattori, analizzato nel complesso, sta procedendo assai speditamente verso la metà.

Sempre e comunque un gradino più avanti, rispetto alle altre nazioni, gli Stati Uniti stanno cercando di scoprire le nostre origini, come se un programma indissolubile nel tempo, stesse guidando di generazione in generazione questi ricercatori. L'analisi delle imprese spaziali, potrebbe sembrare, come poc'anzi accennato, spesso frammentario agli occhi del comune appassionato di scienza e astronomia. Tuttavia, appare chiaro, osservando il tutto in maniera estraniante e con occhio cinico, che, un filo conduttore, lega ogni evento, ogni tappa, ogni foto, ogni video, ogni dispaccio che viene diramato per i media, dalla stessa NASA.
La NASA, pur non essendo un'agenzia militare, è strettamente subordinata ad una organizzazione decisionale molto rigida, molto schematica, che assomiglia a quel modus operandi tipico di un ente militare.

Questo modo di operare, che potrebbe sembrare negativo, visto soprattutto le recenti impopolari azioni belliche americane nel mondo, è in questo caso un bene, in quanto permette la continuità del programma, di anno in anno, di situazione in situazione. Il disegno di ricerca della vita, che serpeggia e lega tutte le imprese spaziali, nessuna esclusa, purtroppo è spesso ritardardato da cause esogene, come le congiuture finanziarie che obbligano il governo a tagliare fondi alla ricerca, o da fallimenti di natura tecnica. In ogni modo, la lentezza estenuante del grande disegno, avviene anche perchè grandi sono le distanze da percorrere e grandi sono i limiti tecnici da superare, affinchè si crei l'impresa.

Ma cosa in realtà sta cercando la NASA nello spazio e perchè?
Già Einstein, ebbe modo di dire che l'Universo puppula di vita, ma questa sua personale opinione, considerata tabù, da molti uomini e da molte religioni, è in effetti una certezza così assoluta che, sarebbe clamoroso il contrario, scoprire cioè che siamo l'unico pianeta abitato dell'Universo. L'idea che invece, la vita sia presente in maniera massiccia nel cosmo, deve essere nata assai presto nella mente dei moderni scienziati e prima ancora nelle antiche civiltà.
I Sumeri, gli egiziani, gli antichi filosofi greci e romani, i Maya, gli Aztechi, gli Inca, o i singoli i geni come Leonardo da Vinci e gli astronomi come Galileo Galilei, Copernico, Newton, Schiapparelli, solo per citare qualche esempio, di certo avevano intuito che il cosmo non era soltanto un freddo e buio posto sospeso nel cielo. Per gli antichi, le divinità erano spesso esseri celesti, scesi dalle stelle per portare la progenia umana, discernendola dal caos primordiale. Zecharia Sitchin, per quanto abbia mentito, traducendo a suo piacere le antiche tavole sumere, ci ha fornito la prova che già migliaia di anni fa, l'uomo fantasticava guardando il cielo e si sentiva figlio e discendente delle stelle e delle divinità a loro associate.

Ma anche la Bibbia ebraica, ci vede figli del dio YahWeh, essere sovrumano celeste, che risiedeva in ogni cosa creata da lui stesso come anche nelle stelle e nel Sole e nella Luna. I greci associarono alle costellazioni delle storie, delle figure, degli eroi, proprio come avevano già fatto i sumeri. Nacque lo zodiaco, nacque un'idea precisa, anche se empirica, che gli dei erano esseri più o meno come loro, ma immortali e "celesti".
D'altronde basta osservare l'immensità del cielo stellato, per rendersi conto di quanto siamo piccoli di fronte allo scintillio di stelle, evanescenti ammassi stellari visibili anche ad occhio nudo, al moto dei pianeti o alla maestosa grandezza apparente della Luna o al torrido calore accecante del Sole estivo.

L'uomo ha sempre saputo inconsciamente di non essere solo in questo sterminato Universo e nonostante l'oppressante dittatura delle varie religioni, che imponevano di volta in volta questo o quel rito e questo o quel dio, l'uomo ha sempre creduto dentro se che nelle parole scritte mancava il senso compiuto delle rigide leggi della fisica. Il lungimirante Sant'Agostino, nelle sue "Confessioni", si dilettava a definire il moto, lo spazio e l'accelerazione, con sconcertante precisione, confortato da una preghiera o da una lode al buon Dio. Non era certo stupido lui o gli antichi Sumeri, che celavano un sapere scientifico dietro l'oppressione intellettuale del credo a cui si erano loro stessi votati, forse perchè semplicemente figli del loro tempo e obbligati a farlo mascherando le conoscenze con la religione. Ma se a questi pensatori del passato, mancava il sacrificio sul rogo, scampato per un pelo da parte di Galileo Galileo, avevano quello del Cristo morto sulla croce. La necessità di giungere ad una società più equa e solidale, più giusta e umana, distolse gli antichi e i pensatori medievali, dalla necessità di stuadiare l'enigma su basi scientifiche.

Quando fu il tempo della rivoluzione industriale, con i primi assaggi di benessere e le prime conquiste tecnologiche, l'uomo ha iniziato a scrivere di pari passo i viaggi sulla Luna del romanzo di Jules Verne e studiare seriamente come realizzarli davvero.
Siamo giunti nell'epoca "genetica", dove l'uomo vuole addirittura riportare in vita il suo parente più prossimo, l'uomo di Neanderthal e sogna di far nascere dalle uova di struzzo o di coccodrillo un Tirannosauro Rex. La fantasia ha iniziato a sconfinare nella realtà e non più viceversa.
Ma il desiderio dell'uomo di esplorare, non si ferma ai cinque continenti e Odisseo adesso vuole andare tra le stelle e conoscere i propri dei, guardarli in faccia e non più soltanto cantarli, come facevano gli aedi nelle gloriose gesta nei loro poemi. L'uomo, libero da mille costrizioni, forte di mezzi e ricerca continua, ora sa che quel lontano dubbio, è una certezza che va soltanto dimostrata.

Un primo indizio a questa disarmante certezza deve essere avvenuto quando, i moderni biologi e chimici, hanno compreso il meccanismo che da origine alla vita.
Con la comprensione dell'infinitesimamente piccolo, ci si rese conto che, lassù, esistono gli stessi identici elementi che compongono la materia sulla Terra e che valgono le stesse identiche leggi fisiche che sono teorizzate, sperimentate o sperimentabili in assenza di gravità e con temperature estreme.
Ma su cosa si basa la vita? Quali elementi la compongono, quali leggi fisiche ne permettono l'esistenza? Einstein ha rotto ogni indugio e ci ha regalato il senso compiuto dell'inpensabile.
Queste domande, ampiamente discusse nel secolo scorso, oggi hanno una risposta inequivocabile.
La vita, è differenziata in base all'ambiente in cui è sorta e si può presentare in maniera assai differente e con livelli di intelligenza relativa.

Gli scienziati, già nell'800 e nel '900, si erano accorti che in qualunque ambiente trovassero forme di vita sulla Terra, nonostante le enormi differenze ambientali e biologiche, un filo conduttore le legava tutte, indifferentemente se si stava osservando un battere o un elefante. La base comune è infatti composta da alcuni elementi base (idrogeno, carbonio, azoto, ossigeno, zolfo, magnesio) considerati i mattoni base della vita e della cellula e alcune molecole che essi compongono, prima fra tutte l'acqua. La possibilità che queste sostanze si uniscano per formare molecole organiche, necessita di alcune condizioni ambientali ideali che dipendono principalmente dalla temperatura planetaria e dalla presenza di atmosfera e di acqua allo stato liquido. A tal proposito, gli esobiologi hanno introdotto da qualche anno il concetto di zona abitabile, che ha spinto la ricerca per la vita anche al di fuori del Sistema Solare, grazie alla continua scoperta di esopianeti attorno a stelle lontane dal nostro Sole.


Esiste una zona nelle vicinanze di una stella chiamata "ecosfera", in cui per un corpo roccioso è possibile che l'acqua sia presente allo stato liquido. La distanza da una stella dal quale un pianeta potrebbe sostenere forme di vita può essere calcolata conoscendo la dimensione e la luminosità della stella stessa secondo la seguente equazione:

in cui:
indica il raggio della zona abitabile espresso in unità astronomiche, mentre
indica la luminosità della stella, e
indica la luminosità del Sole.

Ovviamente la Zona Abitabile si spostera in base alla variazione di luminosità della stella durante la sua evoluzione. La Terra, si troverebbe proprio nella sua zona abitabile, mentre Venere e Marte sarebbero escluse soltanto per pochi milioni di km. Da tempo, la scienza si chiede con insistenza, dove quando e come incontreremo la vita extraterrestre. E.T. esiste? Dove vive? Quando lo vedremo e potremo comunicare con lui? La vita si basa principalmente su pochi elementi, come poc'anzi accennato, tra cui il carbonio e l'acqua, che a sua volta è composta da idrogeno e ossigeno. Si pensa quindi, al di là delle dimensioni, della forma e dell'intelligenza, che le forme di vita aliene dovrebbero in ogni caso essere costituite da tali elementi.

Ed ecco che ritorniamo al punto di partenza e oggetto di questa discussione. La NASA, ente principe della ricerca umana aerospaziale e astronomica in senso lato, sta cercando la vita, con le unghia e con i denti, oltre l'atmosfera terrestre.
Se il perchè è in effetti una domanda senza risposta, il come lo si può intuire dai loro programmi di ricerca.
In attesa di sviluppare mezzi di propulsione "fantascientifici", capaci di portare comodamente e in tutta sicurezza, l'uomo nel cosmo, la NASA ha in scacco con continue missioni automatiche in tutti i luoghi dove la vita potrebbe essere presente.

Grazie agli immani passi da gigante dell'esobiologia, sfruttando quelle che sono state le conoscenze sulla Terra dei biologi, dei chimici, e di altre discipline ad esse correlate, la NASA, con il pretesto sacrosanto di comprendere la storia dei corpi rocciosi, non perde mai l'occasione di cercare la vita, suo obiettivo primario.
In realtà, quel disegno di cui ho accennato all'inizio, segue una logica così ferrea e cinica, che meriterre un applauso, con l'unica pecca di essere spesso assai lenta.

Riprendendo il discorso dall'inizio, la NASA, ha cercato come obiettivo primario di capire, come fosse strutturata la composizione chimica dei corpi rocciosi del Sistema Solare, nessuno escluso. Dopo un primo ventennio di superficiale abnegazione, l'idea che l'acqua fosse ovunque, ha iniziato a ridare entusiasmo agli stessi scienziati. Comete, asteroidi, piccole e gelate lune o gli stessi crateri della Luna potrebbero ospitare l'acqua e una miriade di composti organici. Se la vita non è stata solo una divina prerogativa terrestre, potrebbe essere dovunque.

(Le molecole base della vita presenti nel cosmo)

L'esobiologo Dirk Schulze-Makuch della Washington State University, è molto fiducioso che potremmo presto trovare la vita su Europa, la grande luna di Giove. Se venisse confermata la presenza di un oceano sotterraneo sotto lo strato di ghiaccio della superficie, grazie alla presenza di idrogeno, ossigeno, carbonio, azoto, silicio, zolfo, potassio e qualche percentuale di metalli, potrebbero esistere una vasta biodiversità di forme di vita, con una catena alimentare che comprenderebbe, prede e predatori della grandezza anche di un grammo di peso. Cosa c'è di piu meraviglioso dunque di questa possibilità che pochi elementi possono donarci?

Ma secondo il biochimico Steven Benner della Foundation for Applied Molecular Evolution in Gainesville, Florida, la vita potrebbe essersi sviluppata anche in assenza di acqua. Su Venere per esempio, pianeta in cui le temperature arrivano anche a 450 gradi C, basato su un'atmosfera di acido solforico, potrebbe aver ospitato in un remoto passato forme di vita capaci di diventare progressivamente acido-resistenti. Potrebbero esistere presenze biologiche basate sul vetro, o esseri con la configurazione chimica simile a sostanze che sulla Terra conosciamo bene, come il silicone o il tephlon, capaci di resistere alle proibitive condizioni climatiche venusiane: "Esistono flessibili polimeri che sono resistenti agli acidi, come il Teflon, il Polietilene e il Silicone" ha detto.
Cosa vieta a queste sostanze di fornire la base biologica acido-resistente a molecole biologiche?



(Titano agli infrarossi)

Ma esistono posti dove immensi oceani come sulla Terra, si agitano ai venti e bagnano le coste nell'emisfero nord di Titano. I suoi oceani però sono composti da una miscela di idrocarburi, come l'etano e il metano allo stato liquido. Secondo il parere di Schulze-Makuch, la vita su Titano potrebbe assumere forme a noi sorprendendi. Sulla terra, la tensione dell'acqua essendo molto alta impedisce la formazione cellulare macroscopica, ma su Titano, se fosse davvero basata sugli idrocarburi, consentirebbe, invece la nascita di esseri cellulari enormi, giganteschi. Forme di vita dall'aspetto scurissimo, che potrebbero essere già sorte migliaia di anni fa e capaci di vivere bene ai 93 gradi K dei suoi oceani.

(fiumi su Titano)


Inoltre, dato che Titano è così freddo, la quantità di energia disponibile per la costruzione di strutture biochimiche complesse potrebbe essere limitata. Ma, secondo Lunine non è un fattore limitante. "Noi non abbiamo molta esperienza con la chimica a queste temperature." Non sappiamo che cosa è possibile in realtà. La possibilità di scoprire una forma di vita con una base chimica diversa da quella della vita sulla Terra ha portato alcuni ricercatori a considerare il Titano il luogo più importante dove cercare la vita extraterrestre.
In un articolo recente sulla rivista Astrobiology, Robert Shapiro, professore di chimica all'Università di New York, e Dirk Shulze-Makuch di Washington State University, hanno di fatto valutato Titano un obiettivo più importate di Marte.

(emissioni di di vapore e polveri di ghiaccio da Encelado)

Ma un'altra luna di Saturno sembra interessare molto gli scienziati della NASA: "Anche se non è una sorpresa che ci sia l'acqua su Encelado, la scoperta di ioni di breve durata sono la prova supplementare per sostenere che nella sub superfice di Encelado ci possa essere acqua, carbonio ed energia, alcuni degli ingredienti più importanti per la vita", ha detto l'autore Andrew Coates da University College di Londra Mullard Space Science Laboratory. "La sorpresa per noi è stato osservare la massa di questi ioni. Ci sono stati numerosi picchi nello spettro, e quando li abbiamo analizzati, abbiamo visto l'effetto di molecole d'acqua agitarsi insieme una dopo l'altra. "Le misurazioni sono state effettuate quando Cassini si è immerso nel pennacchio di Encelado il 12 marzo 2008.

Marte, Europa, Titano ed Encelado, sono dunque al centro degli sforzi astrobiologici per la ricerca di vita a base di acqua. Non tutti sono d'accordo che Titano sia la priorità per questa ricerca. La NASA e l'ESA hanno recentemente dato l'assenso ad una missione di che esplorerà Europa, la luna di Giove. Potrebbero passare decenni prima che un'altra missione importante voli verso Saturno e Titano. Ma un lander su scala ridotta e meno costoso conosciuto come il Titan Mare Explorer (TiME) potrebbe essere lanciato già nel 2015, arrivando nel 2022 o 2023. Ellen Stofan del Proxemy Research di Rectortown, in Virginia, ricercatore principale della missione TIME, ha descritto il lander come una boa a forma di capsula che si tufferà in uno dei laghi del Nord di Titano e galleggierà sulla sua superficie per un periodo minimo di due giorni titanici (16 giorni terrestri).

"Monterà una serie di strumenti a bordo. Il più importante da un punto di vista scientifico è uno spettrometro di massa", ha detto Stofan. "Analizzerà in sostanza un sorso di liquido, più volte, per determinare la composizione chimica. Sappiamo che c'è il metano, sappiamo che c'è l'etano", ma il tempo potrebbero esserci complesse molecole organiche tuttìora sconosciute.
Se c'è vita su Titano, potrebbe essere difficile da rilevare. "Non mi aspetto di trovare nei laghi delle strutture filamentose fatte di cellule che sono di dimensioni macroscopiche o facilmente visibile", afferma Lunine, che è un co-investigator della missione. Gli indizi potrebbero essere sottili. "Dovremmo cercare peculiarità nella composizione chimica, come gli idrocarburi che mancano, e altri che sono più abbondanti del previsto."

Nessuno sa cosa succede alla chimica organica in ambienti come quello di Titano", aggiunge Lunine. "Potrebbe esistere una sorta di una chimica che si può chiamare vita, ma che si basa sugli idrocarburi liquidi, che noi non conosciamo e che dovremmo scoprire. E se la risposta fosse affermativa, significa che l'origine della vita ha avuto luogo più di una volta e potrebbe essere un risultato comune nei processi planetari nel cosmo."

Sono solo alcune delle tante testimonianze di autorevoli scienziati che credono alla presenza di vita nel nostro stesso Sistema Solare. Ma la Nasa, non si fermerà alle sonde automatiche. Non appena sarà messo a punto un nuovo motore cosmico, il cui candidato più prossimo sembra essere quello a ioni detto Vasimir, sará portato l'uomo nuovamente nello spazio e sulla superficie di Marte.

Marte, già trattato e ritrattato decine di volte, è per la NASA il candidato numero uno non solo per la ricerca di vita, ma anche per una installazione coloniale permanente, un pò come le basi scientifiche al Polo Sud.
Colonizzare con un gruppo di ricerca il Pianeta Rosso, offrirebbe un'opportunità unica per svelare molti enigmi sulla presenza della vita, ma permetterebbe anche di effettuare alcuni interessanti esperimenti scientifici, per un futuro prossimo di viaggi spaziali.
Come reagisce l'organismo umano a lunghissime permanenze su un pianeta con diversa pressione atmosfera, diversa forza di gravità, senza i comfort dell'habitat terrestre?
E poi, come reagirebbero le specie vegetali a tali difficoltà? E gli animali?E i batteri e i virus? Come sarebbe il decorso di una malattia mortale come il cancro su una cavia? L'invecchiamento cellulare procederebbe ad un ritmo differente? Quanto influirebbero le radiazioni solari su organismi non protette da esse? Migliaia di esperimenti da compiere che potrebbero far fare alla ricerca un balzo immenso, ancor più di quelli che vengono fatti sulla Stazione Spaziale Internazionale. Portare l'uomo su Marte poi svelerebbe il dubbio della presenza di forme di vita indigene. Ed è inutile specificare quello che comporterebbe la sola presenza di un microorganismo marziano. Sarebbe uno shock rivoluzionario, soprattutto se basato su una struttura chimica differente e su una funzionalità biologica estranea alle nostre rigide convenzioni. In tal caso verrebbe rimesso tutto in discussione e bisognerebbe ricominciare a cercare la vita partendo persino da Mercurio o dalla vicina Luna, che sono i deserti per eccellenza.
(Tracce dell'assorbimento dell'acqua sulla Luna)
Propio la Luna in questi mesi è al centro di nuovi interessantissimi studi. Paul Spudis del Lunar and Planetary Institute è certo che sulla Luna esite addirittura un vero e proprio "ciclo dell'acqua" e che essa sia presente su vasta scala nelle zone più buie di oltre 40 crateri. Persino il posto più sterile e desertico dell'universo contiene acqua. Queste sono le conclusioni delle anlisi effettuate dal satellite Chandrayaan-1 e dalla missione L-CROSS.
L'acqua è dunque probabilmente molto più diffusa di quanto si pensi e forse in uno di questi posti in passato potrebbe già esere iniziato il ciclo della vita. Ora il programma spaziale della NASA approfondirà queste ricerche, in attesa dei nuovi propulsori, che potrebbero portarci nei prossimi decenni ai confini dello stesso sistema solare.
Mentre ciò accade, i telescopi spaziali stanno preparando il terreno per il futuro, in cui la ricerca si spingerà verso gli esopianeti. Molto altro ci sarebbe da dire in merito, ma una cosa traspare chiaramente da questa relazione riassuntiva: la NASA, come ente aerospaziale, nelle divisioni del Jet Propulsion Lab in particolare, non sembrano affatto al corrente della presenza di vita sia elementare che intelligente nel Sistema Solare e in modo più ampio nel cosmo. Questa lunghissima e complessa missione di ricerca della vita, non ha elementi che possano sottointendere un piano globale di camuffamento di informazioni in tal senso. La maggior parte delle ricerche sono pubblicate sui siti web e lasciano intendere che la strada da percorrere per il primo contatto è ancora molto ma molto lunga. Però, la presenza di vita, anche elementare, potrebbe essere a portata di mano nei prossimi vent'anni

a cura di Arthur McPaul

Link:
http://nemsisprojectresearch.blogspot.com/2010/02/il-primo-contatto-extraterrestre.html
http://nemsisprojectresearch.blogspot.com/2010/03/moonwater-aggiungiamola-al-dizionario.html
http://nemsisprojectresearch.blogspot.com/2010/02/marte-il-pianeta-della-vita.html
http://www.cabrinitaranto.it/cosmo2004/C%27%E8%20vita%20su%20Europa/Vita%20su%20Europa/Europa2.htm
http://it.wikipedia.org/wiki/Zona_abitabile


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