sabato 24 dicembre 2011

Galassia Borderline




Pensavano fossero galassie, invece pare siano brillanti ammassi stellari. Gli ambigui oggetti all’origine della controversia sono le galassie nane ultra-compatte (UCDs, ultra-compact dwarf galaxies).

La loro classificazione è talmente problematica che nemmeno un anno fa – ne parlammo proprio qui su Media INAF – c’è chi provò ad affrontarla in stile 2.0: lasciando scegliere agli appassionati, con un sondaggio on-line, dopo aver proposto alcuni criteri. Ma l’incertezza tassonomica – nonché evolutiva – attorno alle UCDs potrebbe avere le ore contate: uno studio in uscita su A&A conclude che, almeno da un punto di vista strettamente statistico, le galassie nana ultra-compatte mostrano caratteristiche pienamente coerenti con l’ipotesi che appartengano alla coda luminosa della popolazione degli ammassi stellari globulari.

Caratterizzate da una morfologia estremamente compatta (fra i 30 e i 300 anni luce di grandezza) e da masse assai elevate (oltre un milione di masse solari), le centinaia di UCDs osservate fino a oggi mostrano proprietà – come la dimensione, la forma e la luminosità – simili sia a quelle degli ammassi stellari sia a quelle delle galassie nane. Per tentare di risolvere l’ambiguità della loro appartenenza, tre astrofisici dell’ESO – S. Mieske, M. Hilker e I. Misgeld – hanno adottato un set di strumenti statistici per correlarne il numero con la luminosità totale dell’ambiente in cui si trovano. Nell’ipotesi che le UCDs siano luminosi ammassi di stelle, il risultato atteso dai tre scienziati era di trovarne attorno alla Via Lattea una o al massimo due.

Il che corrisponde esattamente alla situazione che si osserva per la nostra galassia, visto che la Via Lattea ha un unico satellite tale da poter essere considerato una UCD: omega Centauri.

Questo approccio è poi stato esteso ad osservazioni spettroscopiche di altri ammassi di galassie, come quello della Fornace, l’Idra-Centauro e altri gruppi di galassie simili al nostro gruppo locale. I dati sono stati raccolti dal Very Large Telescope dell’ESO, in Cile, tramite gli strumenti FLAMES, VIMOS e FORS2. Ebbene, dall’analisi statistica di queste osservazioni emerge chiaramente come la distribuzione della luminosità delle UCDs si sovrapponga a quella degli ammassi stellari globulari più brillanti. Da qui l’ipotesi che la stragrande maggioranza delle UCDs siano in realtà null’altro che massicci ammassi stellari.

Foto di apertura:
Diversi tipi di sistemi stellari nell’ammasso della Fornace: galassie, ammassi globulari e UCDs. Crediti: Arna Karick (Oxford, UK) / Michigan Curtis Schmidt Telescope / CTIO


Fonte:
http://www.media.inaf.it/2011/12/22/cosi-lontana-cosi-brillante/

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