martedì 4 marzo 2014

Molecole Da Esopianeti Per Scoprire la Vita Aliena



Gli astronomi hanno sviluppato un nuovo metodo per misurare la pressione atmosferica di pianeti extrasolari, ricercando un certo tipo di molecola, utile anche rilevare la presenza di vita aliena. 


Se c'è vita nello spazio, gli scienziati un giorno potrebbero scoprirlo utilizzando una tecnica che misura la pressione atmosferica di un esopianeta.
Il metodo, ideato dall'astronomo Amit Misra, prevede delle simulazioni al computer della chimica atmosferica terrestre per isolare quelle che vengono chiamate "molecole dimero" (coppie di molecole che tendono a formarsi a pressioni e densità elevate nell'atmosfera di un pianeta). Ci sono molti tipi di molecole dimero ma questa ricerca è concentrata solo su quelle di ossigeno.

Misra e il suo team eseguiranno delle simulazioni sullo spettro della luce in diverse lunghezze d'onda. Le molecole dimero assorbono la luce in un modello distintivo e la velocità con cui si formano è sensibile alla pressione, o densità, nell'atmosfera del pianeta.
La presenza di tali molecole, indicherebbero che il pianeta ha almeno da un quarto a un terzo la pressione dell'atmosfera terrestre.
I potenti telescopi in costruzione come il James Webb Space Telescope, previsto per il 2018, potranno consentire agli astronomi di utilizzare questo metodo sui pianeti extrasolari distanti, rilevando le molecole nelle loro atmosfere e quindi la ricerca della vita nel cosmo.
Le molecole di ossigeno dimero sono spesso più rilevabili in un'atmosfera rispetto ad altri marcatori dell'ossigeno, cosa molto importante da un punto di vista biologico.
Tali molecole sono legate alla fotosintesi e abbiamo abbastanza prove per ritenere che la sua presenza possa indicare l'esistenza di alghe o piante che lo potrebbero produrre.
La rilevazione di queste molecole tra 10 o 15 anni potrebbero essere possibili, mostrando la presenza indiretta della vita sull'esopianeta.

Un altro co-autore dello studio, è stato Victoria Meadows, professore di astronomia; altri co-autori sono anche Mark Claire dell'Università scozzese di St. Andrews e Dave Crisp del Jet Propulsion Laboratory della NASA a Pasadena, in California.
Il documento del team è stato pubblicato nel numero di febbraio della rivista Astrobiology .
La ricerca è stata effettuata attraverso il Virtual Planetary Laboratory della UW e finanziato dalla NASA (Grant NNH05ZDA001C).

A cura di Arthur McPaul

Fonte: 
http://www.sciencedaily.com/releases/2014/03/140304154527.htm





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